La parola “chimica” è associata spesso a qualcosa di pericoloso e di nocivo, a differenza del “naturale” che nell’immaginario comune è considerato automaticamente salutare e privo di rischio. Questa diffidenza nei confronti della chimica è diventata talmente diffusa che è stato persino coniato un termine per descriverla: chemofobia.
La paura della chimica è un pregiudizio irrazionale. Un’avversione appresa che si associa a preconcetti errati che non hanno alcun fondamento né scientifico né tanto meno tossicologico. Possiamo definirla come una fobia che sta partorendo un terrorismo alimentare e farmaceutico dunque è doveroso entrare nel merito e analizzare la questione.
Sono sempre di più i soggetti che professano l’irrazionale certezza che ogni cosa classificata come “chimica” sia intrinsecamente pericolosa. Al contrario, ogni sostanza “naturale” viene percepita come benefica. La rivista Nature Chemistry ha pubblicato recentemente i risultati di una ricerca dell’Institute for Environmental Decisions (IED) sul tema chemofobia, condotta su otto grandi pauesi europei, tra cui l’Italia.
Dallo studio emerge che il 40% delle persone intervistate fa tutto il possibile per evitare il contatto con le sostanze chimiche nella vita quotidiana, sebbene esse chiaramente ne fanno parte integrante e non se ne può prescindere. L’avversione del tutto irrazionale nei confronti della chimica induce reazioni sproporzionate. Il 39% vorrebbe addirittura vivere in un mondo in cui non esistono sostanze chimiche e di conseguenza, paradossalmente, neppure gli esseri umani, che sono costituiti e sopravvivono grazie alle sostanze chimiche senza le quali non esisterebbe la vita sulla terra.
I paesi come l’Italia, dove c’è una grande percentuale di persone attente alla loro salute, hanno più paura delle sostanze chimiche rispetto a quelle che risultano meno contagiate dalla preoccupazione eccessiva riguardo la propria salute.
È importante sottolineare che la pericolosità di una sostanza chimica non dipende assolutamente dal procedimento utilizzato per sintetizzarla ma solo dalle sue caratteristiche intrinseche. E va tenuto presente la rilevanza della dose nel manifestarsi dell’effetto tossico. E’ la dose l’elemento determinante la risposta biologica, e non la differenza tra prodotti chimici naturali e sintetici.
Nel merito di alcune sostanze chimiche
L’arsenico è un elemento assolutamente “naturale”, presente in svariati minerali, eppure nessuno se ne farebbe una tazza. Al contrario, bere monossido di d’idrogeno (l’acqua) è assolutamente necessario, pena la morte.
L’acido acetilsalicilico è una sostanza ottenuta principalmente tramite sintesi chimica, eppure è il principio attivo dell’aspirina, quello che garantisce al farmaco la sua funzione.
Un farmaco può intossicare un paziente, guarirlo o non produrre alcun effetto a seconda di come e quanto se ne assume. O ancora alcuni vaccini sarebbero velenosi perché contengono l’alluminio, sostanza chimica di origine naturale rilasciata in modo ubiquitario a livello ambientale, e l’aspartame, sostanza chimica di sintesi utile per edulcorare il caffè sarebbe tossico (fatto irragionevole perché la dose utilizzata nel caffè è molte volte inferiore a quella definita dalle Agenzie Internazionali come accettabile, anche se assunta tutti i giorni per tutta la vita).
Al contrario, gli spinelli potrebbero essere innocui se fumati solo una volta ogni tanto. E la cocaina? E’ una sostanza chimica completamente naturale, che si estrae dalle foglie della pianta di coca; un’erba naturale, dunque, eppure i suoi effetti dannosi sono noti a tutti.
Si potrebbe andare avanti all’infinito, ma una cosa è chiara: i composti chimici di sintesi non sono necessariamente pericolosi, e quelli naturali non sono per forza di cose utili e benefici. L’antitesi tra “naturale buono” e “chimico cattivo” non ha quindi nessun fondamento. Siate attenti, informatevi, o potreste ritrovarvi a firmare per chiedere che l’acqua sia resa illegale.
Chemofobia, colpa dell’acqua?
Il monossido di d’idrogeno è una sostanza chimica presente in quasi ogni ambiente. Se inalata, anche in piccole quantità, causa la morte e, allo stato solido, è dannosa per le cellule e i tessuti. Il monossido di d’idrogeno è ampliamente usato nella produzione di energia nucleare, ed è il maggior responsabile delle piogge acide. Nel 2010, alcuni rappresentanti delle nazioni unite hanno firmato una petizione per la messa al bando di questa sostanza ma, malgrado ciò, essa rimane largamente utilizzata in quasi ogni processo industriale, così come nelle preparazioni alimentari.
Tutta la questione sarebbe molto inquietante, se non fosse che “monossido di d’idrogeno” è semplicemente il nome scientifico dell’acqua. Eppure centinaia di persone, inclusi alcuni delegati dell’ONU, hanno firmato, inconsapevolmente, una petizione per la sua messa al bando, per vietare, di fatto, l’utilizzo dell’acqua.