Le malattie comuni ai due sessi spesso incidono diversamente su uomo e donna. L’emicrania è una di queste: è una patologia molto diffusa e invalidante che colpisce il 12% degli adulti in tutto il mondo con una prevalenza tre volte maggiore nelle donne, rappresentando quindi una patologia di grande interesse. L’emicrania non è un sintomo ma una malattia neurologica che affligge soprattutto il sesso femminile e secondo i dati di fine 2017 dell’Organizzazione Mondiale della Sanità rappresenta la terza patologia più frequente e la seconda più disabilitante del genere umano.
Ad oggi, il mal di testa è uno dei malesseri neurologici sui quali è disponibile il maggior numero di conoscenze scientifiche e per le quali sono disponibili il maggior numero di farmaci innovativi,specifici e selettivi. Eppure rimane una malattia misconosciuta e sottovalutata, a dispetto della sua gravità e dei costi sanitari ingenti. Ecco perché studiosi hanno associato l’emicrania a un’opera di Pirandello, “Sei personaggi in cerca d’autore”, proprio perché si tratta di una patologia severa che sta ancora cercando un proprio riconoscimento e cure idonee.
Questione di genere
L’emicrania predilige nettamente il sesso femminile manifestando un rapporto donna/uomo pari a 3:1. Nella donna compare soprattutto dopo il menarca raggiungendo il massimo della sua prevalenza nella quarta e quinta decade di vita, quindi nel periodo di maggiore produttività lavorativa e sociale dell’individuo. L’emicrania segue fedelmente l’andamento delle fluttuazioni degli ormoni sessuali femminili.
Testa in tempesta
L’emicrania è una tempesta che dura diversi giorni. Rappresenta un processo multi-fasico sequenziale in quanto può comparire già 24 ore prima del dolore con sintomi vaghi quali stanchezza, irritabilità, depressione, sbadiglio, particolare appetito per dolci (e tra questi il cioccolato) per poi sfociare nell’attacco vero e proprio che dura dalle 4 alle 72 ore. L’emicrania è dunque paragonabile secondo alcuni esperi a una forte perturbazione atmosferica che si ripete diverse volte al mese e può durare fino a 5-6 giorni per ogni attacco.
Sulla base della frequenza è possibile distinguere l’emicrania in:
- forma episodica (fino a 14 giorni al mese);
- forma cronica ( oltre i 15 giorni al mese negli ultimi tre mesi).
Quanto mi costa soffrire di emicrania
L’impatto economico dell’emicrania è enorme. Il suo costo annuale nei 27 Paesi europei è di 111 miliardi di euro. Italia, Francia, Germania e Spagna presentano i costi maggiori per emicrania, pari a circa 20 miliardi di euro/anno. Ci sono costi diretti (spese per visite mediche, esami diagnostici, acquisto di farmaci, ecc.) e costi indiretti (perdita di giorni lavorativi, diminuizione dell’efficienza produttiva, tempo richiesto per la gestione della malattia e sottratto ad attività extra-lavorative). Esistono poi tutta una serie di costi intangibili, di natura psicosociale e riconducibili al dolore, all’ansia e all’impatto emotivo che la malattia provoca all’individuo affetto e ai suoi familiari.
In termini di costi, il 93% dei costi è di tipo indiretto e riconducibile alla ridotta produttività più che all’assenteismo. Tra i costi diretti annui per paziente, invece, figurano al primo posto le visite mediche (€ 30). Seguono gli accertamenti clinici (€ 19), i farmaci per l’attacco (€ 16), le ospedalizzazioni (€ 16) e i farmaci preventivi (€ 5).
Cosa serve all’emicranico
In Italia, più di un paziente su quattro presenta una frequenza di emicrania superiore ai 5 giorni al mese, valore soglia per l’adozione di una terapia preventiva. Ciononostante, questa viene adottata solo dall’1,6% dei soggetti interessati.
L’emicrania nasce dall’impatto di fattori esterni/stile di vita. Ogni trattamento farmacologico deve essere associato a un miglioramento delle abitudini e alla riduzione dei fattori scatenanti (si pensi al digiuno o alla privazione del sonno). La terapia dell’emicrania si distingue in acuta, volta a spegnere l’attacco, e di profilassi, volta al contrario a prevenirla.
Alla luce di quanto detto è fondamentale creare una “cultura dell’emicrania”, una consapevolezza sociale che possa eliminare eventuali sottostime. il Medico di Medicina Generale e poi anche il farmacista rappresentano due importanti referenti per chi soffre di emicrania e possono rassicurare il paziente sul fatto che la condizione di cui soffre è reale e curabile indirizzandolo verso scelte consapevoli e strutture e specialisti esperti nella gestione della patologia.