Qualche anno fa la Vitamina D fu definita la Vitamina delle meraviglie. Questo nome lo si deve al quotidiano britannico The Independent dopo che molte ricerche riconobbero il ruolo protettivo della vitamina D. Un ormone/vitamina virtuoso nei confronti di malattie come il tumore del pancreas, la sclerosi multipla e, prima fra tutte, l’osteoporosi.
Eppure, quando si parla di indebolimento delle ossa, la responsabilità è sempre attribuita alla mancanza di calcio, senza riconoscere il ruolo insostituibile della vitamina D nella prevenzione e nella cura di questa patologia. La vitamina D, o calciferolo, è essenziale per l’assorbimento del calcio nelle ossa. A dirlo è la LIOS, la Lega Italiana Osteoporosi, che sostiene che se si assumono quantità più che sufficienti di calcio senza che nell’organismo ci siano adeguati livelli di vitamina D, gli ioni di calcio non riescono a essere utilizzati in modo adeguato: il calcio ingerito diviene quindi meno utile e non viene assorbito correttamente nell’intestino.
Il ruolo “magico” della vitamina D
La vitamina D si lega con il calcio dando luogo a molecole più facilmente utilizzabili dal tessuto osseo. In altre parole, bassi livelli di questa vitamina riducono l’assorbimento del calcio, determinandone la scarsa presenza all’interno delle ossa e aumentando il rischio di fratture. Per sviluppare la vitamina D è importante l’esposizione ai raggi solari. Purtroppo, le persone over 60 tendono a uscire meno di casa e a coprirsi maggiormente con il risultato di soffrire di carenza di vitamina D, forte elemento di rischio per l’osteoporosi. Inoltre, solo pochi alimenti la contengono: per esempio i pesci grassi e azzurri (come il salmone, l’anguilla, lo sgombro) e le uova, ma solo in piccole quantità. Ecco che è necessario sin da subito ricorrere ai ripari con qualche integratore su consiglio medico e del farmacista di fiducia.
Vitamina D, quale soglia minima adottare
La necessità di fare chiarezza su quest’ormone e sulla controversia relativa ai valori soglia che definiscono un reale deficit ha spinto un gruppo di esperti dell’AME (Associazione Medici Endocrinologi) a pubblicare delle linee guida sulla gestione del deficit da vitamina D. L’interpretazione dei suoi valori varia a seconda dei diversi laboratori e soprattutto dei dettami delle differenti società mediche. Livelli da rivedere e da standardizzare perché, come spiega Roberto Cesareo, endocrinologo e primo firmatario del lavoro, la loro adozione “costituisce uno dei motivi per cui si dichiarano carenti di Vitamina D tanti soggetti che poi probabilmente non lo sono. Si è quindi ritenuto più opportuno definire ridotti i valori di vitamina D quando essi sono chiaramente al di sotto di 20 ng/dl. Con l’eccezione di quei soggetti osteoporotici o sotto terapia farmacologica ai quali si considera un limite minimo di 30 ng/dl”.
Il Paese del Sole soffre di carenza di vitamina D
Nonostante l’importanza di questa vitamina sia ormai così evidente e dichiarata da molti studi, buona parte della popolazione mondiale presenta un’allarmante carenza. Nei Paesi nordici si giustifica con la scarsa esposizione al sole. Eppure anche l’Italia, paese mediterraneo per eccellenza, è la prima in Europa a soffrirne. Secondo i dati della Società italiana di gastroreumatologia (Sigr), sarebbero ben 6 italiani su 10 ad avere un deficit. La carenza di vitamina D potrebbe avere diverse cause, anche se la più importante rimane, secondo gli esperti, la scarsa esposizione ai raggi solari.