Se prima il melanoma era raro, oggi è tra i tumori più frequenti nei Paesi occidentali (si piazza tra i primi sei tumori per incidenza e pericolosità). In questo periodo dell’anno in cui ci si espone al sole – spesso con leggerezza – è bene ricordare come l’incidenza del melanoma sia raddoppiata in un decennio.
Quello che si rileva è che gli uomini che sono meno propensi a controllarsi e a proteggersi dai raggi solari, si ammalano di più. Negli ultimi sei anni, sono aumentati del 37% i casi, mentre per le donne l’incremento è stato pari al 24%. Le differenze ci sono anche a livello geografico: ci si ammala il doppio al Centro-Nord rispetto al Sud Italia.
Dati importanti per evidenziare come la prevenzione e la tempestività nella diagnosi siano passaggi fondamentali per fronteggiare uno dei tumori della cute peggiori. Se infatti preso in tempo, allo stadio iniziale, si può intervenire e guarire completamente. Il gap è che il contesto pandemico ha portato molti, troppi, italiani a rimandare screening e controlli dermatologici.
A dirlo è un’indagine di Doxapharma che rileva come 7 persone su 10 hanno modificato le loro “abitudini di salute” a causa dell’emergenza sanitaria. La ricerca ci dice che il 52% ha deciso di rimandare alcune visite mediche e ben l’80% non ha ritenuto importante effettuare un controllo dermatologico.
Ketty Peris, Direttore della Dermatologia del Policlinico Gemelli di Roma e presidente della Società italiana di dermatologia SIDeMaST sottolinea come questi dati significhino «un fenomeno molto preoccupante, soprattutto se si considera che dal melanoma si può guarire completamente con la sola asportazione chirurgica se viene scoperto in stadio iniziale, quando è ancora confinato agli strati più superficiali della pelle. E sebbene sia il tumore cutaneo più letale, bastano poche semplici regole sia per prevenirlo sia per diagnosticarlo precocemente e salvarsi letteralmente la pelle».
Bando alle ustioni solari
L’esposizione al sole è il primo rischio ambientale per il melanoma. Ecco perché la prima regola è quella di non scottarsi e prendere il sole con consapevolezza. Non è infatti un segreto che i raggi UV (sia quelli naturali del sole che quelli delle lampade abbronzanti) danneggiano il Dna delle cellule della pelle e provocano vere e proprie mutazioni genetiche che nel lungo termine possono portare alla formazione di un tumore cutaneo. Sicuramente, maggiormente esposti al rischio melanoma, anche in zone esposte al sole come per esempio sotto la pianta del piede, sono le persone che appartengono al fototipo cutaneo chiaro e coloro con numerosi nei sulla pelle.
Osservarsi!
Fondamentale è poi sottoporsi almeno una volta l’anno alla mappatura dei nei, a partire dai 30 anni. Coloro più a rischio dovrebbero sottoporsi a screening maggiormente regolari.
L’esame della propria pelle lo si può fare anche a casa. Da soli, allo specchio, o in coppia. Osservarsi è una buona e sana abitudine per tutti. Cinque minuti al mese per scrutarsi dalla testa ai piedi, senza trascurare schiena, cranio e i palmi di mani e piedi. Quando si nota qualcosa di diverso e/o si hanno sospetti meglio parlarne col proprio medico di base, prenotare una visita dal dermatologo, o sottoporsi a screening in farmacia presso le quali effettuare analisi su nei specifici che vengono vagliati e refertati da dermatologi in telemedicina. Così, saranno fugati eventuali dubbi.
Quello su cui concentrarci sono le mutazioni di colore, forma e dimensioni. Ma anche nei nuovi o nei diversi dagli altri. In questi casi, la tempestività nel sottoporsi a un controllo è decisivo. Qui il problema odierno è che le diagnosi di melanoma nei primi 6 mesi del 2020 sono calate del 30%. Questo significa che un terzo dei casi verrà scoperto in fase avanzata, quando il tumore è più difficile da curare.