Con il benvenuto al terzo lockdown nazionale, diamo anche l’arrivederci all’accesso agli ospedali a favore dei soli pazienti Covid19. Di primo acchito, quando sentiamo parlare di COVID-19, pensiamo a quadri sintomatici relativi all’apparato respiratorio. Ma, in realtà nessun, organo può dirsi escluso. E, dopo le complicanze cardiovascolari, ad attrarre l’attenzione di medici e di esperti ci sono quelle neurologiche. Anche per la loro gravità a lungo termine.
Infatti, l’infezione può colpire sia il sistema nervoso centrale provocando cefalea, vertigini, confusione, encefaliti, manifestazioni epilettiche, disturbi motori e sensitivi, maggiore incidenza di ictus. Sia il sistema nervoso periferico, con perdita o distorsione del senso dell’olfatto e del gusto, nevralgie e sindrome di Guillan-Barrè.
NeuroCovid, sotto studio
Gli esperti non hanno dubbi a riguardo. “Abbiamo assistito nel corso dell’ultimo anno a continue conferme della correlazione tra Covid19 e malattie neurologiche, con ripercussioni a lungo termine”, ha dichiarato Gioacchino Tedeschi, presidente della Società Italiana di Neurologia. “Proprio per questa ragione, la Società Italiana di Neurologia sta portando avanti progetti di ricerca e studi clinici per indagare questo legame, con l’obiettivo di chiarire la portata e la durata degli effetti neurologici, e mettere a punto protocolli che aiutino gli specialisti a intervenire per contrastarne i danni”.
Già uno studio cinese, pubblicato nelle prime settimane dall’inizio della pandemia, sosteneva che i sintomi neurologici fossero presenti nel 36% dei pazienti.
I sintomi neurologici nei pazienti COVID positivi possono manifestarsi come ictus nel 6% dei casi (il virus influenza profondamente i meccanismi della coagulazione), come alterazioni dello stato di coscienza (confusione, stato soporoso,) nel 15% e come danno muscolare nel 19%. Altri pazienti presentano uno strano e persistente formicolio alle mani e ai piedi e sintomi da encefalite che possono portare anche alterazioni dello stato comportamentale. con ricadute psichiatriche.
Si tratta di sintomi in un primo momento ritenuti secondari rispetto a quelli più “urgenti” relativi alle vie respiratorie, ma che oggi, è fondamentale ricevano maggiore e tempestiva attenzione.
Da qui, l’importanza di tenersi sotto controllo, anche di fronte a sintomi che spesso sottovalutiamo, attraverso l’accesso ad altri punti sanitari. Le farmacie, per esempio, sono un punto cruciale dell’attuale sistema sanitario, in quanto molte offrono esami di alto livello, svolti in telemedicina e con strumenti certificati che consentono di aver risposta a dubbi e/o sintomi evidenti.
Non a caso, le farmacie associate FAP si sono adoperate per rendere questo servizio il più equo ed efficiente possibile, soprattutto in tema cardiovascolare con una costante sinergia con il centro di telemedicina, Telemedico di Genova e attivando un nuovo servizio gratuito di misurazione della fibrillazione atriale, come prevenzione ictus.
Dal naso al sistema nervoso
Tra i sintomi riportati, uno è più frequente: l’iposmia, cioè una ridotta o assente capacità di sentire gli odori. Da qui l’ipotesi che il coronavirus possa, attraverso il naso, raggiungere e infettare il sistema nervoso centrale in regioni critiche della regolazione del sistema autonomo, oltre che quello respiratorio.
Secondo il Professor Silani, in un’intervista rilasciata a Il Sole24Ore, pubblicata il 31 marzo 2020, “la percezione olfattiva viaggia attraverso recettori specifici all’interno della cavità nasale situati su specifiche cellule: da qui parte una via nervosa che raggiunge il bulbo olfattorio, e quindi va verso varie aree dell’encefalo in cui sono localizzati diversi centri regolatori tra cui anche quelli del respiro. L’accesso del virus potrebbe avvenire, in questo caso, secondo modalità non ancora bene definite (si parla di un trasporto assonale retrogrado, in pratica una sorta di “risalita” lungo le cellule nervose) verso queste zone”.
Già nel corso di epidemia di SARS infatti, vi sono state segnalazioni di disturbi comportamentali e dell’umore, che potrebbero essere collegate a questa via d’accesso al sistema nervoso.