In questo periodo di pandemia trascorriamo molto più tempo a casa, soprattutto se si lavora in smart working, ma le insidie sono in agguato: l’esposizione all’inquinamento indoor e alle radiazioni provenienti dai dispositivi digitali, Pc, tablet e telefonini, impattano sull’equilibrio della pelle più di quanto non immaginiamo.
Un inaspettato inquinamento domestico, ma anche la luce blu dei dispositivi digitali creano, infatti, sulla nostra pelle un notevole stress ossidativo. Grazie a soluzioni terapeutiche e comportamenti responsabili è possibile prevenire l’invecchiamento precoce e le ipercromie dell’epidermide.
Ad affermarlo è la Dott.ssa Norma Cameli, Responsabile della Dermatologia Correttiva dell’Istituto Dermatologico San Gallicano Irccs di Roma al 94esimo Congresso nazionale SIDeMaST, la Società Italiana di Dermatologia medica, chirurgica, estetica e delle Malattie Sessualmente Trasmesse. L’esperta non solo ha rivelato i rischi dell’inquinamento domestico, ma anche le strategie per evitarne gli effetti negativi e come prevenirli e/o curarli.
Inquinamento casalingo, eccome se esiste!
In Italia l’inquinamento indoor è poco considerato, ma non si contano più gli studi che hanno messo in luce le conseguenze e i danni fino a 5-10 volte più intenso dell’inquinamento esterno. Infatti, in casa abbiamo fenomeni di combustione per la cottura degli alimenti, riscaldamento ed aria condizionata, scarso ricambio di aria e ventilazione.
Poi vanno considerati anche i materiali d’arredo, le vernici e le colle che possono emettere sostanze inquinanti, disinfettanti e detersivi che, se usati in modo errato, possono avere un significativo impatto sull’aria e quindi sulla nostra pelle.
Infine, la continua esposizione ai dispositivi digitali che emettono luce blu, crea sulla nostra pelle un notevole stress ossidativo. La luce blu può influire sul ritmo circadiano della nostra pelle. Ecco che i meccanismi riparatori che di notte agiscono sulla replicazione e sulla rigenerazione cellulare vanno in corto circuito e vengono compromessi. Il risultato è l’aumento dei radicali liberi e l’attivazione delle metalloproteinasi che degradano collagene e fibre elastiche.
Tutti questi fattori possono stimolare anche l’iperpigmentazione, ossia le macchie scure sulla pelle, che spesso anticipa la sua comparsa in una fascia d’età che va dai 40 ai 50 anni.
Porre rimedio, qualcosa si può fare
Con il nostro comportamento, possiamo limitare questa sfilza di danni che comporta lo stare in casa! Cerchiamo di usare i detergenti in modo appropriato, di areare frequentemente gli ambienti, di spegnere i dispositivi elettronici di notte per evitare emissioni di luce blu. Usiamo creme ricche di antiossidanti per neutralizzare i radicali liberi e cerchiamo di alimentarci in modo corretto, assumendo tanta vitamina C, antiossidanti e licopene. E soprattutto, affidiamoci alla figura del dermatologo e ai suoi consigli.
Il dermatologo è infatti colui che potrà fare una corretta diagnosi e distinguere tra i vari tipi di iperpigmetazione: melasma, lentigo solari, iperpigmentazioni post-infiammatorie. Da qui la terapia e l’eventuale consigli di trattamenti specifici curativi a base di acidi.