Temperature più alte e molte ore trascorse all’aperto, al mare o in montagna, comunque lontano dal cemento delle città: ecco cosa fa dell’estate il periodo in cui è più probabile incappare in punture di insetti e morsi di animali. Ma quando sentiamo parlare di mare, il nemico numero uno sono le meduse.
La prima cosa da fare è quella di mantenere la calma: l’agitazione, infatti, accelera il battito cardiaco contribuendo ad una dispersione più veloce del veleno dell’animale in questione. Se non si è correttamente informati, dunque, evitare manovre da ‘manuale di sopravvivenza’ e consultare il medico. Opportuno evidenziare, poi, come il medico e/o la farmacia vicina debba essere immediatamente contattati nel caso in cui vi siano manifestazioni respiratorie o calo pressorio. In questi casi, un intervento tempestivo può salvare la vita. I rischi più seri, infatti possono essere eruzioni cutanee, reazioni allergiche, e manifestazioni neurologiche come meningoencefaliti che sono tutte gravi complicanze che possono presentarsi a seguito di punture di insetti o morsi di animali.
Quando andiamo al mare è sempre più frequente essere punti da una medusa che da una zanzara. Un incontro con questi gelatinosi celenterati è sempre più probabile nei nostri mari. Sono composte per il 98% da acqua, si muovono gentili e silenziose, ma sono l’incubo di molti bagnanti. Le meduse sempre più popolano i nostri mari e, date le proprietà urticanti di molte specie, non è una buona notizia. Sono molti i luoghi comuni su questi gelatinosi abitanti del mare e molte le reazioni sbagliate quando si viene a contatto con i loro tentacoli velenosi.
Perché tanto dolore
Per le meduse è necessario paralizzare le prede e il liquido presente sui tentacoli spesso incontra una porzione più o meno estesa di pelle umana. La medusa è un celenterato che possiede sulla superficie corporea delle cellule, chiamate cnidocisti, che contengono sostanze urticanti. Se c’è contatto con una preda – o un bagnante – si liberano queste sostanze, che possono provocare dolore e prurito, con lesioni cutanee di varia gravità, dall’eritema (tipico l’aspetto lineare, lasciato dal contatto con il tentacolo in movimento) alla vescicola, fino anche alla necrosi. In questi casi possono restare aree di tipo cicatriziale.
Ci sono meduse, per fortuna in altri mari, che possono anche causare shock anafilattico, mentre quelle nel mediterraneo solitamente non provocano danni gravi: oltre a quelli cutanei, possono comparire disturbi come crampi muscolari, nausea, cefalea e agitazione».
Lontani da ansia e falsi miti
Il primo consiglio è quello di non farsi prendere dal panico e di portarsi in situazione di sicurezza, in acqua bassa e nei pressi della spiaggia. Bisogna assolutamente evitare di strofinare la parte colpita perché a volte le cisti sono sulla pelle ma non hanno ancora rilasciato il loro liquido. Se schiacciate, si rompono e liberano le sostanze urticanti. Inutile anche lavare con ammoniaca (o con urina), applicare pietre calde o altri rimedi della cui efficacia non c’è evidenza scientifica.
Il rimedio migliore per il contatto con una medusa di solito lo si ha a portata di mano. Occorre lavare la cute, senza strofinare, con soluzione ipertonica (acqua di mare) dato che l’acqua dolce potrebbe favorire la rottura delle cisti. Una crema cortisonica, poi, disinnesca il processo infiammatorio».
Invasione di campo
Negli ultimi anni si moltiplicano le segnalazioni di meduse, la cui presenza è in sensibile aumento, non solo nel Mediterraneo, ma anche ad altre latitudini. Contrariamente a molte opinioni comuni, c’entra poco l’innalzamento della temperatura delle acque o l’inquinamento, ma secondo molti esperti la causa principale è la scomparsa dei predatori che di meduse si cibano. Colpa di uno sfruttamento eccessivo delle risorse ittiche, ha spiegato Ferdinando Boero, esperto dell’Università del Salento e coordinatore del progetto Occhio alle Meduse. La sovrappesca ha lasciato un vuoto ecologico negli ambienti marini, vuoto che è stato riempito dalle meduse.