Quando arriva l’estate anche se pensiamo di essere preparatissimi in materia, veniamo pervasi dai dubbi su quale crema solare scegliere e quale SPF preferire. Un acronimo che spesso non sappiamo nemmeno tradurre in parole.
L’efficacia protettiva di un filtro solare viene espressa da un fattore numerico definito SPF, acronimo di fattore di protezione solare (Sun Protection Factor). L’origine di questo fattore è da rintracciare negli anni addietro, in particolare nei primi decenni del 1900, quando fu introdotto per la prima volta il concetto di minima dose eritematosa (MED), utilizzando le vecchie lampade a mercurio. Per MED si intendeva il minor dosaggio di UV, o il tempo, strettamente necessario a indurre un eritema percettibile su una cute non protetta.
Nel tempo, questo fattore ha trovato una sua identità precisa, venendo definito dapprima come Schulze Factor e solo nel 1974 finalmente come Sun Protection Factor (SPF). Alla base della determinazione dell’SPF vi era sempre l’iniziale principio, ossia il calcolo dei tempi o delle dosi di UV necessari ad indurre un eritema nella zona esposta. Solo alla fine degli anni 70, l’FDA (Food and Drug Administration) standardizzò questo valore definendolo come il rapporto tra il MED della zona esposta e protetta e quello della zona esposta agli UV ma non protetta. Infatti, per determinare l’SPF di un prodotto veniva esposta la cute, trattata e non con il fattore di protezione, ai raggi UV, registrando i tempi necessari a indurre un eritema.
Da quel momento numerose altre revisioni sono state presentate, mantenendo tuttavia il medesimo concetto di fondo. Nel 2006, la Commissione Europea ha emanato una Raccomandazione sui prodotti di protezione solare che ammette solo quattro livelli di protezione – bassa, media, alta e molto alta.
Gradi e limiti del filtro
Nonostante si tratti di un parametro ormai ampiamente permeato nella normale routine cosmetologica e dermatologica, vi sono ancora dei limiti sperimentali, difficili da controllare nella determinazione del fattore protettivo.
Fattori come:
- la specifica quantità di prodotto utilizzato e la superficie dell’area trattata;
- la differente sorgente di raggi UV;
- le enormi variabilità interindividuali;
- i metodi di lettura della minima dose eritematosa,
rappresentano alcuni dei limiti procedurali attualmente presenti nella definizione del SPF.
A partire da questi parametri, esistono oggi dei valori numerici che definiscono il grado di protezione di un filtro solare. Più precisamente, vengono oggi riconosciuti fattori di protezione solare compresi da 6 (basso fattore di protezione) a 50+ (massimo fattore di protezione), suddivisi in categorie. Il numero indica l’estensione dei tempi di esposizione al sole dell’area adeguatamente trattata (es. un fattore di protezione 15 aumenterà di 15 volte la durata di esposizione al sole della pelle trattata prima che si evidenzi un eritema).
- SPF di 50+ offrono una protezione molto alta, riducendo sensibilmente i rischi di scottature ed evidentemente anche il potere abbronzante;
- SPF di 30, offrono una protezione elevata, riducendo il rischio di scottature;
- SPF di 15, offrono una protezione media, indicata soprattutto per i fototipi IV e V;
- SPF di 6 invece offrono una protezione scarsa.
Come scelgo l’SPF?
Sapere che tipo di pelle abbiamo e conoscere il nostro fototipo (pigmentazione di base e capacità di pigmentazione) è di fondamentale importanza per prevenire le complicanze associate all’eccessiva e inadeguata esposizione alle radiazioni ultraviolette.
Soprattutto nelle prime fasi di esposizione al sole, è opportuno lasciarsi consigliare e guidare da personale esperto, che possa suggerire l’adeguato filtro solare. Generalmente, il fattore di protezione solare del filtro andrebbe definito in base a diversi punti chiave, utili per poter consigliare il prodotto più idoneo. L’SPF corretto dipende da:
- fototipo;
- eventuale presenza di patologie dermatologiche;
- sensibilità cutanea;
- tempi di esposizione al sole;
- regioni e/olocalità in cui ci si espone al sole;
- grado di idratazione cutanea e abbronzatura.
Non dimentichiamo di considerare e comunicare anche l’eventuale presenza di ipersensibilità ai componenti del prodotto.
Proteggersi richiede costanza
Il sole è anche energia, produzione di vitamina D3 e di ormoni del buonumore. Non dobbiamo quindi privarci del piacere di esporci al sole per paura dei suoi danni, ma dobbiamo impegnarci a proteggere la nostra pelle dall’eccesso e dal danno, anche da quello, lieve ma continuo, dovuto all’inevitabile esposizione di tutti i giorni alla luce solare.
Nei prodotti cosmetici possono essere presenti sostanze che interagiscono chimicamente con i raggi solari, assorbendo la loro energia (filtri chimici, oppure fisicamente, riflettendo la luce (filtri fisici).
E’ importante attuare una fotoprotezione minima ma costante, mediante l’uso quotidiano(durante tutto l’anno) di prodotti cosmetici contenenti preferibilmente schermi di tipo fisico(biossido di titanio micronizzato e ossido di zinco): questi riflettono non solo gli UV ma anche i raggi infrarossi, ugualmente dannosi per pelli chiare e con couperose.
Se poi in tali prodotti saranno presenti anche ingredienti dotati di proprietà antiossidanti come l’olio di oliva, l’alga clorella (ricca di clorofilla), la vitamina E o tocoferolo, la vitamina C e i fitosteroli, allora essi saranno ancora più preziosi per la bellezza della pelle. Avranno un’azione di difesa non solo passiva ma anche attiva perchè contribuiranno a neutralizzare sul nascere i radicali liberi.