Le malattie cardiovascolari riconoscono un’eziologia multifattoriale, cioè più fattori di rischio (età, sesso, pressione arteriosa, abitudine al fumo di sigaretta, diabete, colesterolemia) contribuiscono insieme al loro sviluppo. I fattori di rischio sono caratteristiche che aumentano la probabilità di insorgenza della malattia. Se tenuti sotto controllo e/o variati, è stata dimostrata la reversibilità del rischio, pertanto la malattia cardiovascolare è oggi prevenibile.
Fattori di rischio cercasi
A concorrere nell’insorgere di malattie cardiovascolari ci sono fattori che con impegno e volontà si possono cambiare.
I fattori di rischio modificabili attraverso un cambiamento (anche graduale) dello stile di vita o mediante l’assunzione di farmaci e integratori sono:
- Il fumo: la nicotina accelera il battito cardiaco e il monossido di carbonio diminuisce la quantità di ossigeno presente nel sangue e favorisce lo sviluppo dell’aterosclerosi.
- La pressione arteriosa: se elevata costringe il cuore a un superlavoro e accelera la formazione di aterosclerosi nelle pareti delle arterie.
- La colesterolemia totale: il colesterolo, una sostanza normalmente presente nell’organismo, può trovarsi in quantità eccessive nel sangue. Maggiore è la sua quantità, più alto è il rischio che si ossidi e depositi nelle pareti delle arterie.
- Il diabete: se non correttamente controllato, favorisce l’aterosclerosi, incrementando il rischio cardiovascolare.
Ricercatori americani hanno indagato l’impatto del colesterolo alimentare sull’incidenza di malattie cardiovascolari e di mortalità per tutte le cause. Dall’apparenza un po’ ‘vintage’, questo studio offre al contrario una puntualizzazione molto importante perché una dieta povera di grassi, inserita in un corretto stile di vita, ha la sua importanza nell’ambito della prevenzione cardiovascolare.
E cosa fare per i fattori non modificabili? Qui la parola chiave è la prevenzione per tenere in continuo e costante monitoraggio la salute del cuore che deve fare i conti inesorabilmente con:
- L’età: il rischio aumenta progressivamente con l’avanzare dell’età.
- Il genere: gli uomini sono più a rischio delle donne. Nella donna il rischio aumenta sensibilmente dopo la menopausa.
- La familiarità: parenti con eventi cardiovascolari in età giovanile (meno di 55 anni negli uomini e di 65 nelle donne).
La prevenzione e i controlli periodici sono in questi casi fondamentali. Con la tecnologia e l’innovazione di oggi fare prevenzione è di più facile accesso. I tempi e i costi di attesa si dimezzano e le distanze fisiche si sono ormai annullate. Con la Telemedicina è ormai possibile svolgere esami diagnostici in farmacia, sotto casa. In venti minuti si può eseguire un elettrocardiogramma senza impegnativa e senza prenotazioni e ottenere nel giro di un quarto d’ora il referto firmato da un centro di cardiologia specializzato con cardiologi in servizio permanente.
Colpa della genetica
Il cuore è anche una questione di famiglia. L’aspetto genetico o familiarità non è da sottovalutare ma si può tenere sotto controllo. Fatto sta che il 72% dei familiari dei pazienti colpiti da malattie cardiovascolari è a rischio di sviluppare a sua volta infarto o ictus, rispetto al 55% della popolazione generale. A dimostrarlo anche i dati di un progetto che nel 2017 aveva interessato la città di Ferrara per poi discuterne i dati al Congresso della Società Europea di Cardiologia di Barcellona. Inoltre, queste persone mostrano tassi più elevati di sovrappeso e obesità. Sono dati che confermano dunque il ruolo decisivo della predisposizione genetica nello sviluppo delle malattie cardiovascolari.